IL SOGNO DI ENZO FERRARI
Il sogno di Enzo Ferrari è diventato il sogno di tutti noi. Enrico Brizzi ci ha immerso nel vortice dei sentimenti e della vita di Enzo e della sua famiglia durante il suo racconto al Festival dello Sport di Trento.
Una frase ha catturato la mia attenzione come un mantra. “Enzo Ferrari da bambino aveva un solo sogno: diventare Enzo Ferrari.” Può sembrare banale, ma in realtà è una sensazione che ho provato anch’io ascoltando il racconto della foresta di bambù, come se fossi dentro una favola. Il risultato è diverso ma il concetto è lo stesso. Significa riuscire a comprendere e perseguire ciò per cui siamo nati, sognare se stessi, immergersi in se stessi e scoprire la propria essenza.
La storia inizia con Enzo, ancora un bambino di pochi mesi, tenuto tra le braccia della mamma nel centro di Modena. Per la prima volta la gente vede una carrozza senza cavalli, ovvero una macchina. Come tutti i concittadini presenti, anche Enzo osserva la novità con gli occhi meravigliati di un bambino alla prima esperienza di ciò che segnerà la sua vita.
La carrozza infernale si apre, e chi ne esce? Suo padre. Enrico Brizzi racconta con enfasi la scena familiare, seguendo il cliché della mamma contraria, del padre entusiasta e del figlio affascinato dalle nuove diavolerie con cui “giocare”.
Già, perché al tempo c’erano vari prototipi di macchine. Quelle elettriche (da non credere, vero?), ma si muovevano di pochi metri. C’erano le macchine a vapore ma il problema era il peso della ghisa e il volume occupato. Soluzione? I tedeschi risolvono il problema trasformano l’unguento di Giava in “spirito di petrolio” chiamato benzin. Ecco trovata la benzina per i motori a scoppio.
Il racconto prosegue catturando l’entusiasmo di noi ascoltatori, letteralmente rapiti dal carisma di chi narra un sogno con voce ammaliante. Il sogno di Enzo Ferrari, un bambino che ha fatto propri gli avvenimenti dell’epoca, trasformandoli nella passione di una vita.
Enzo decide di diventare pilota automobilistico. Ma la Prima Guerra Mondiale interrompe il suo percorso e diventa maniscalco dei muli dell’esercito. Sopravvissuto all’epidemia di influenza, dopo la guerra, viene assunto in una piccola fabbrica di automobili. Già, perché c’era una quantità enorme di mezzi meccanici militari da trasformare in mezzi civili. Inoltre, con le macchine di questa fabbrica Enzo inizia a correre come pilota automobilistico.
Nel gennaio del 1919, a bordo della sua Sisar, egli rimane intrappolato nel traffico di Modena, carico di bagagli. Sentendo l’urgenza di andarsene e guardando al futuro, decide di trasferirsi da Modena a Torino alla Fiat, dando inizio alla storia straordinaria della sua vita.
Enzo ha deciso di vivere il suo sogno e non di sopravvivere al mondo post-guerra. Ha avuto il coraggio di coltivare se stesso come sogno, diventando la leggendaria Ferrari.
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